Siamo di fronte ad un’emergenza per molti aspetti inedita. Una minaccia invisibile, incertezza sull’evolversi della situazione, una limitazione delle libertà che venivano date per scontate.
In questa situazione sono principalmente questi due elementi che creano ansia e preoccupazione: “la minaccia è invisibile” e “la durata di questa condizione è imprevedibile”.
In questa condizione le reazioni individuali possono essere varie. Generalmente le reazioni sono: la negazione oppure il suo opposto, la fobia.
È normale che si provi ansia di fronte ad una minaccia. Se contenuta e motivata, essa si chiama paura e prudenza e va quindi accettata. Può diventare disfunzionale quando è immotivata o quando porta a comportamenti che non hanno nulla a che fare con l’elemento che crea paura.
La paura rientra nel gruppo delle emozioni primarie, cioè quelle emozioni che sono presenti nel bambino sin dalla nascita come gioia, sorpresa, tristezza e rabbia. Le funzioni della paura sono sia individuali che sociali. Questa sua presenza tempestiva è un indicatore della sua importanza. La paura è infatti un sistema adattivo che modula il rapporto tra l’ambiente e l’organismo, favorendo la sopravvivenza di quest’ultimo.
Le emozioni sono quindi la risposta dell’individuo alla percezione di uno stimolo esterno. La paura nello specifico si attiva quando i sensi percepiscono uno stimolo dannoso o potenzialmente dannoso per l’organismo, insomma quando incombe una minaccia. Alla paura segue uno stato di attivazione neurofisiologica che consente all’individuo di rispondere allo stimolo iniziale.
La paura quindi è un’emozione potente ed utile, ma funziona bene se è proporzionata al pericolo. Se per esempio sottovalutiamo il problema, la paura in questo caso non sarà efficace in quanto produrrà comportamenti non adeguati; sopravvalutarlo ha lo stesso risultato, molta paura porta a poca efficienza.
La giusta percezione del pericolo ci permette di mettere in atto comportamenti efficaci in relazione allo stimolo esterno.
Al di là della minaccia che proviene dalla diffusione di un virus, le ordinanze messe in atto per arrestare la trasmissione di Covid-19 possono avere un impatto psicologico sulle persone. Una delle condizioni più destrutturanti in questo momento è la lontananza fisica. Non ci si tocca, non ci si saluta, niente baci o abbracci. Va detto che il contatto fisico è parte integrante della vita quotidiana. Chi più o chi meno sta probabilmente soffrendo la distanza fisica. Non bisogna sottovalutare infatti che l’uomo è un essere sociale. Un altro aspetto fondamentale, caratteristico dell’uomo, è la “resilienza”, cioè la capacità di adattamento e di risposta alle situazioni critiche.
Questa condizione, del tutto particolare, fa emergere proprio la capacità di adattamento umana. Per la prima volta, dopo diversi decenni, la nostra libertà individuale, che siamo abituati a preservare, passa in secondo piano. In pochi giorni la percezione dell’epidemia, che ormai è definita pandemia, è mutata, anche in seguito alle ordinanze e alla campagna mediatica. Diventa infatti evidente che per fronteggiare tale minaccia è necessaria la collaborazione reciproca, il cui perseguimento apporta poi vantaggi anche a livello individuale.
Vale la pena sottolineare come l’epidemia di Covid-19 abbia incentivato la discriminazione e lo stigma sociale. In un articolo pubblicato sul sito “The Psichologist”, il giornale della “British Psychological Society”, Evangelos Ntontis, docente di psicologia sociale alla “Canterbury University”, spiega come l’epidemia virale abbia mostrato dei modelli dominanti di esclusione sociale. Viene quindi messo in atto “un processo deumanizzante”, chiamato “biologizzazione”, che consiste nel fatto che un particolare gruppo venga associato alla contaminazione e al virus e questa associazione porta a comportamenti discriminatori.
Mai come in questi giorni il contributo di ognuno di noi può fare la differenza. Il Covid-19 non è un fenomeno individuale ma collettivo. E’ importante quindi agire collettivamente e responsabilmente per se stessi e per gli altri. Può essere utile evitare, per esempio, la ricerca compulsiva di informazioni ed affidarsi a fonti di informazione affidabili ed una volta acquisite le informazioni necessarie sarà sufficiente verificare gli aggiornamenti.
Se pensi che la paura e l’ansia siano eccessive e ti creino disagio non avere timore di parlarne e chiedere aiuto ad un professionista.