La “fame nervosa”, anche chiamata “emotional eating”, descrive situazioni nelle quali la persona tende a mescolare le emozioni con l’assunzione di cibo ed usa quest’ultimo per far fronte a tutte le situazioni negative quotidiane.
L’emotional eating può essere definita come la tendenza ad utilizzare il cibo come strategia per fronteggiare eventi stressanti. Corrisponde quindi ad un cambiamento nel comportamento alimentare in risposta a degli stimoli emotivi e può portare sia a un aumento dell’assunzione di cibo che a un evitamento dello stesso.
Può accadere, per esempio, che il senso di vuoto derivante da un’esperienza di distacco emotivo venga percepito come “fame”.
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che il comportamento alimentare è influenzato dalle condizioni di stress attraverso alcuni meccanismi biologici. Per esempio, il rilascio di cortisolo aumenta l’appetito e modifica il comportamento nutrizionale, riducendo nel breve tempo la percezione dello stress. L’esposizione prolungata allo stress potrebbe causare la “fame nervosa” che a sua volta provoca un peggioramento dell’umore e che contribuisce nuovamente a stimolare la fame, determinando così un circolo vizioso.
Come affrontare la fame nervosa?
Prima di tutto è utile poter distinguere la fame biologica, dettata cioè da un appetito biologico, dalla fame nervosa. Una tecnica utile a tale scopo è la “tecnica del diario”: annotare cioè il cibo ingerito quotidianamente e riportare le relative sensazioni fisiche ed emotive. L’altro passo fondamentale è quello di osservare le emozioni che precedono l’emotional eating, in modo da accoglierle ed aumentare la consapevolezza dei propri stati emotivi.
L’emotional eating è caratterizzata da vari stili alimentari e diverse motivazioni ed emozioni sottostanti, che vanno analizzate e valutate caso per caso. Quando sono presenti ricorrenti episodi – accompagnati dalla sensazione di perdita di controllo – scatenati da eventi emotivi, è opportuno rivolgersi ad un professionista e, se necessario, seguire un percorso strutturato, così da poter gestire in maniera efficace la dinamica alimentare.